sabato 22 marzo 2014

Mettere insieme i pezzi

Prima di riprendere il racconto, un paio di segnalazioni.
Grazie mille a tutti voi. Per i commenti, per i messaggi pubblici e per quelli privati. Non me l'aspettavo ed è stato bello.

Tre grazie di cuore vanno ad altrettante persone senza le quali questo nuovo blog esisterebbe ancora solo nella mia testa.
Matteo Aversano, un caro amico e collega, che ha realizzato l'header che potete ammirare in alto (vi segnalo anche il suo canale Youtube per vederlo all'opera), Francesco Panaro, coinquilino di garage che mi ha dato una grossa mano con il codice HTML e Luca Hohler, vicino di scrivania che mi ha aiutato sul fronte grafico. Grazie di cuore, ragazzi.

C'era una vecchia abitudine in questi post... ed era la sigla.
Ora... io sono molto ignorante in questo ambito, ma la musica è diventata una parte importante di queste settimane. Quindi... iniziamo con un classico!





Ora, molti mi chiedono cosa io abbia fatto nei primi gironi in Australia.
Se mi sono spaccato, preso, girato, visto, locali, paesaggi, animali, aborigeni come se non ci fosse un domani!
Eeeee... n
o!

Ho dormito.
Per lo più.. sono andato a letto presto, e mi sono riposato.
E non centra il fuso orario. Quello in 24 ore passa, non è stato un problema.

Ho spento il cellulare e ho lasciato che il mondo girasse senza che io mi preoccupassi di spingerlo. E, sapete una cosa incredibile? Nonostante i miei più forti timori... ha continuato a girare!


Quello che tutti mi hanno chiesto per settimane era:
- Cosa vai a fare in Australia?


Le mie risposte erano due: incomplete ma sincere entrambe.
- Rimettere insieme i pezzi.
(risposta sincera data a credo 7-8 persone)

- Lavorare per una società di videogiochi.
(risposta politically correct che, se va bene per la nonna, va bene anche come motivazione ufficiale)

Come detto… vere entrambe.
Ora, a dire "lavorare per una società di videogiochi" si fa in fretta.
La verità è un po' più complessa.
Come sempre.


Mi sono unito al team di una startup di videogiochi, fondata da carissimi amici (ormai una sorta di seconda/terza famiglia allargata… sì, io sono uno da famiglie allargate, mi hanno cresciuto così!) che si è trasferita dall'Italia perché in Italia è difficile lavorare (risposta di default che dai a chiunque lo chieda, e nessuno fa fatica a crederci!).
I ragazzi si sono trasferiti proprio qui perché sono stati scelti da un acceleratore di startup di Adelaide, nel profondo South Australia.
Erano un team di 5 persone, tutti italiani, che, con un piccolo budget e l'investimento dell'acceleratore, sono venuti a stare qui con l'obiettivo di far decollare la società. Ora sono in 7.

Chi mi conosce, ha già capito perché ammiro queste persone. Chi non mi conosce, dovrebbe averlo capito lo stesso (e comunque, grazie, sei il benvenuto su questo blog:-)).
Ora, di questa società ci sarebbe un sacco da dire e un sacco da raccontare.
Ma non sapendo fin dove posso spingermi, magari ci ritorno in un secondo tempo.


Dicevamo... mettere insieme i pezzi.
Un lavoro lungo e complesso.
Alcuni potrebbero dire che è un lavoro che dura tutta la vita.
E forse hanno pure ragione.
Ma è anche uno di quei lavori che ti premia giorno dopo giorno.
Io ho iniziato con piccoli lavori su me stesso: meditazione, liste di priorità e liste di desideri. Ma anche corsa e attività fisica, approfittando della gym machine in garage.
Il riposo e la frutta aiutano la mente, il moto rilascia endorfine, la meditazione fa chiarezza e scrivere... scrivere, per il sottoscritto, è sempre stato una panacea.

Poi... poi bisogna decidere di essere felici.

Faccio un enorme salto in avanti, a una scena dello scorso sabato sera.
Finiti i "folleggiamenti", prendiamo un autobus diverso dal solito, che fa un giro più lungo... ma è notte e di grazia che passa.
Ora, noi abitiamo in un classico quartiere american style di periferia: case basse, al massimo a due piani, tutte villette squadrate con micro cortile, a 5 Km dal centro città.

Queste zone sono BUIE. Di notte non c'è un lampione a pagarlo.

L'autobus ci lascia un po' lontani da casa, così via ad affrontare la tenebra!
Faceva un freddo porco.(Quella stronzata che ti raccontano che in Australia fa sempre caldo ed è sempre estate... è, per l'appunto, una stronzata!)
Eravamo in tre, felpa con cappuccio calato, sguardo basso, mani nelle tasche che gli spacciatori se ci avessero visti, si sarebbero pigliati male!
Poi, istintivamente ho alzato lo sguardo… e mi sono fermato, in mezzo alla strada (tanto non passa mai nessuno) smettendo i panni dello spacciatore e indossando quelli del cliente in botta.Io... un cielo stellato così luminoso... non ricordo di averlo mai visto.


Mettere insieme i pezzi può essere facile. Quasi meccanico.
Ma la felicità... quella è un'altra storia.
Le gioie che la vita ci regala sono poche... e sporadiche.
Quello che sto imparando qui è che, se vogliamo stare bene, se vogliamo essere felici… forse dovremmo solo decidere di esserlo.
E trovare ogni scusa per sorridere. La gente che cammina felice, il piacere di un piatto che adoriamo, l'abbraccio di una persona a cui vogliamo un bene dell'anima... o un semplice, bellissimo, luminoso... cielo stellato.

Piccole cose, certo… ma avercene!


2 commenti:

  1. Bello il Blog, bel primo post.
    Bentornato sugli schermi dell'internet.
    Buon soggiorno in Australia :-)

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